But not for me! A Tribute to Judy Garland è il concerto per chitarra (Stefano Nencha) e voce (Madalena) di lunedì 19 luglio 2021 alle 20.30 nell’edificio storico dell’Annunziata, a Ravello, Costiera Amalfitana, nell’ambito di un’ormai ventennale rassegna destinata in origine ad accogliere soli musicisti classici e recentemente apertasi anche al jazz.
Ma perché celebrare a Ravello una delle icone del cinema musicale americano degli anni Quaranta? E perché scegliere per tale tributo il titolo della canzone di George and Ira Gershwin, But not for me dal film Girl Crazy (1943), anziché Over the Rainbow, il brano principale di The Wizard of Oz (1939), visto che le note di quest’ultima canzone risuonavano immancabilmente ad ogni apparizione pubblica della Garland, quasi fossero il leitmotiv della sua vita?
Perché la voce di Judy Garland racconta la storia del tormentato rapporto fra persona pubblica e persona privata che tanti personaggi noti passati per la Costiera Amalfitana hanno sperimentato sulla loro pelle. Sull’altare della celebrità – almeno per come la intendeva Hollywood fino a poco tempo fa (diciamo in epoca pre-social media) – bisognava che l’artista sacrificasse le ‘ordinarie’ aspirazioni della vita dei comuni mortali (come mangiare patatine fritte o fare una gita al mare o innamorarsi di un qualunque ragazzo della porta accanto) per risorgere come immortale divinità dello schermo: questo implicano le parole di un dialogo significativo fra una giovanissima Garland e Louis B. Mayer, il mitico tycoon fondatore degli studi MGM, in un recente film che ha puntato di nuovo i riflettori sulla vita di questa straordinaria attrice e cantante. La scena ci mostra Mayer che di fronte ai disumani sacrifici richiesti alla sedicenne Judy, stanca per il numero di ore che le veniva imposto sul set (diciotto al giorno), le ricorda che solo così si trasformerà in Dorothy, la protagonista, e per sempre sarà amata e ricordata dal pubblico. Mayer suona minaccioso e crudele, persino inquietante per il modo in cui ricorda a Judy il ‘loro piccolo segreto’. E Judy si convinse e firmò il suo patto con il diavolo che la trasformò in Dorothy in uno dei film più importanti della storia del cinema americano. Ma che prezzo ha pagato!
Il biopic che ricostruisce questa scena da una delle biografie della Garland è Judy, regia di Rupert Goold, con il quale Renée Zelwegger ha conquistato l’Oscar come migliore attrice protagonista nel 2020. Ne abbiamo parlato nella rassegna “Vite in musica” al Teatro Palladium di Roma Tre (https://teatropalladium.uniroma3.it/diario-di-scena/viteinmusica/): il film si concentra sull’ ultimo anno di vita dell’artista quando, a corto di danaro per mantenere i due figli più piccoli, fu costretta ad accettare un contratto per cantare in un night club di Londra, il Talk of the Town. Hollywood l’aveva bandita e abbandonata a causa dei problemi non solo con l’alcol, ma con le pillole che prendeva continuamente per dormire e per stare sveglia, per perdere l’appetito e per stimolarlo, e che l’avevano resa instabile e inaffidabile. Si trattava di dipendenze acquisite da giovanissima proprio negli studi della MGM, dove spesso si controllava in questo modo la vita delle giovani stars. Judy, molto ammalata, depressa, con numerosi tentativi di suicidio alle spalle, morì sei mesi dopo quella tournée londinese. Aveva 47 anni.
“Scrivono canzoni d’amore, ma non per me/ Una buona stella splende in cielo, ma non per me”, cantava Judy quando interpretava l’American sweetheart, la fidanzatina d’America, deliziosamente ingenua nell’attesa del principe azzurro che l’avrebbe resa per sempre felice, ma quelle parole sono state per lei, sposata ben cinque volte e divorziata quattro, una profezia. “Non per me”, modulava quella voce così limpida, così perfetta e dolce nel raccontare il desiderio di essere amata. “Non per me” ricordava quella stessa voce, alla fine della carriera, ormai rotta e aspra, per tutta la vita vissuta così tragicamente. Ma proprio per questo intensissima.
A questa Judy è dedicato il concerto del 19 luglio 2021 a Ravello; un omaggio filtrato dalla sensibilità musicale della chitarra di Stefano Nencha e dalla voce di Madalena. Perché la vita di ogni artista è fatta di voli e cadute, ma soprattutto dell’amore più grande: quello per la propria arte che tutte le volte si offre con trepidazione al pubblico come il più prezioso dei doni.